Il Folklore
50918
page-template,page-template-full_width,page-template-full_width-php,page,page-id-50918,cabin-core-1.0.2,select-theme-ver-3.3,ajax_fade,page_not_loaded,,vertical_menu_enabled, vertical_menu_width_290,smooth_scroll,side_menu_slide_from_right,wpb-js-composer js-comp-ver-6.4.1,vc_responsive
 

Il Folklore

le tradizioni, la cultura, le feste e le rievocazioni storiche

Il focaraccio

La sera del nove dicembre di ogni anno, nelle contrade del paese, si accendono diversi falò per illuminare il passaggio della Madonna di Loreto, bruciando rovi e sterpaglie.

La processione del cristo morto

A Paggese vi sono numerose tradizioni legate soprattutto alla religione. Ogni tre anni, nel giorno del venerdì Santo, si svolge la tradizionale e suggestiva processione del Cristo Morto che percorre le antiche vie del paese e raggiunge la Salaria e S.Maria attraverso l’antico “trainare” (strada per le “traje” ossia carri senza ruote trascinate da buoi). La tradizione vuole che la bara, realizzata in legno massiccio, sia portata a spalla per tutto il percorso dai confratelli della compagnia della “Buona Morte” mentre la Confraternita della”Madonna del Rosario”, segue la bara con la Statua della Madonna Addolorata.

La notte di San Lorenzo

Appuntamento da non perdere per gli appassionati di medioevo nel piccolo borgo di Paggese. Nel sabato che segue il 10 Agosto, l’antica frazione ospiterà infatti la rievocazione storica dei fatti d’arme occorsi il 10 Agosto 1445 quando Pietro de Vanne Ciucci, signore di Luco, scese in Ascoli, alla testa di un gruppo di montanari, contro Rinaldo da Folignano, fratello uterino di Francesco Sforza, per proclamare la sovranità del Pontefice. Il programma della manifestazione, denominata La notte di San Lorenzo, prevede il corteggio del gruppo storico del Castello di Acquasanta Terme, lo stesso che ha preso parte alle due edizioni della Quintana di Ascoli Piceno, dal vicino Castel di Luco per Paggese e poi per le vie del capoluogo. Il corteo, oltre l’esibizione di sbandieratori e tamburi, sarà arricchito anche da figuranti in costume di altri antichi Castelli. La serata si concluderà con una cena itinerante per il borgo di Paggese, accompagnata da melodie medievali diffuse per il paese, e con banchetto finale con l’esibizione del gruppo ” La Compagnia dei Folli ” con i suoi saltimbanchi e giocolieri.

La quintana

L’ultima domenica di luglio, partendo dal castello di Luco, si svolge per le vie di Paggese, la sfilata del corteo storico della Quintana. La manifestazione culmina con l’esibizione degli sbandieratori di un sestiere di Ascoli e con un banchetto e spettacoli medievali.

Le “RAZZE” di PAGGESE

Una volta i cognomi erano poco usati a Paggese; ognuno era conosciuto per l’appartenenza ad una famiglia e ne portava per una vita il soprannome quasi come un titolo nobiliare. Qualcuno ancora oggi se ne fa merito ed orgoglio, qualcun altro si adombra o addirittura si offende. Ma che volete, cari compaesani, la storia non si cancella…
E così vi presentiamo i soprannomi delle “razze” ovvero delle famiglie che ricordiamo con a fianco di ciascuna il personaggio più caratteristico. La redazione si scusa in anticipo per chi si offende della citazione e con chi s’arrabbia per non essere stato citato.

Chille de LOLO’ ‘Ndina de Lolò
Chille de RECCUCCIO’ Benzette de Reccucciò
Chille de lu TAPPE Checche de lu Tappe
Chille de CACAFULMENE Domè de Cacafulmene
Chille de SCARDUOZZE Middie de Scarduozze
Chille de MAGNAFICURA Pippe de Magnaficura
Chille de lu RAGNE Paulucce de lu Ragne
Chille de PETENGHI’ ‘Ccucce de Petenghì ( detto Pellanera)
Chille de RELLE Pietre de Relle
Chille de NARNO’ Zzè de Narnò
Chille de CEPOLLA Checche de Cepolla
Chille de CENZE Meneca de Cenze
Chille de MARCHECIA’ Crispe de Marchecià
Chille de BIANCO’ Gigge de Biancò
Chille de RAMBECO’ Middie de Rambecò
Chille de TAILI’ Peppe de Tailì
Chille de BRUCIA Sanducce de Brucia
Chille de BATTAJA ‘Ndò de Battaja
Chille de FIERRE Maria de Fierre

CREDENZE POPOLARI

La luna
Nell’uso e costume la luna ha il posto di primo piano. La luna è buona, la luna è cattiva. La luna buona è quella crescente, la luna cattiva è quella calante. La semina, la coltivazione dell’orto e tutti i lavori dei campi sono regolati dalla luna. Il maiale si uccide se c’è luna crescente altrimenti salsicce, prosciutti e salami andranno a male.

L’invidia
Ancora oggi troviamo la vecchietta che ti “leva ” l’invidia, recitando parole misteriose, in gran segreto, facendo cadere nell’acqua del piatto alcune gocce di olio, o alcuni chicchi di grano, ogni tanto segnandosi in croce.

Giovedì grasso
Si deve mangiare sette volte sette ( crespelle ‘mbosse, pecù, frappe, castagnole, ravioli di castagne e carne)

LA MORALE

La “scienza e la coscienza” del popolo è infinita in tutte le situazioni ci sono proverbi morali relativi ai costumi di sempre. Un modo di vivere senza darsi tanti problemi “se nen vuò pensà a li guaie, anne e becchiere nen cundà maie”, piuttosto lavora in fretta, “che chi cià tiembe, nen aspetta tiembe” tenendo presente che “chi va per frecà remane fregate” ma che “chi lavora onestamente, ‘nen s’arrecchisce certamente” e “chi nen se fida è malefidate”. Tieni piuttosto presente che “ugnune come pò, tira l’acqua su lu suò” che “è birbe chi scappa e furbe chi acchiappa”. E guardate dalla pigrizia “che è la chiave della meseria”,che “dove sta la meseria, nen ce sta la pace”. Ma non sempre vivere in pace è possibile perché “quanne l’offesa è truoppe amara, nen ce sta scusa che repara” e “quanne lu core è piene la vocca sbotta”. Però vacci piano, perché “più se raia e più se sbaia” mentre “pe arrevà a ugne scope, prima pensa e parla dope”, giacché la “forza senza la saggezza è pegge de la debbelezza”, per cui, forse, la cosa migliore per evitare litigi è stare zitti:”zitta tu e zitta i”.
Ma ad ogni buon conto il popolo invita a non pigliarsela troppo che “Li cose storte li raddrizza la morte” e “Dope lu tiembe cattive vè quille buone”. Una saggezza stratificata per secoli, un enciclopedia non scritta, suggerimenti e ricordi comunque da tramandare e seguire perché sono “la voce de lu popole e chella de lu popole è voce de Die”.
E’ possibile rintracciare nel dialetto i frammenti di una storia locale umana determinata dallo stratificarsi di diverse realtà etniche e quindi linguistiche. La storia di una gente è anche la storia della sua parlata.

MODI DI PARLARE

I testi in volgare ripresi dai rogiti del quattrocento cinquecento hanno messo in evidenza una infinità di parole che non fanno parte della lingua italiana più comune mentre formano ancora oggi retaggio della lingua dialettale del territorio acquasantano. Sono molto vicini al dialetto attuale i termini:
CASCIOLE per castagne sbucciate, SCREJA – per coste, FANTELLA – ragazza, SCHIFO’, RETREBIO, RATTA CASCIO
Quanto ai soprannomi alcuni rinvenuti nella lettura dei notai del cinquecento sono giunti fino a noi:
CEPOLLA (Paggese 1530), RAMPECONE (Paggese 1535), PECCIONE.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi